SFIDA ALLE ZANZARE: IMPIANTO PER DISINFESTAZIONE AUTOMATIZZATA

La disinfestazione zanzare è una sfida difficile: se zanzariere e piante aromatiche non bastano, bisogna pensare anche a trattamenti larvicidi ed adulticidi, rivolgendosi sempre ad operatori professionali. Se i risultati non sono ancora quelli attesi, rinunciare ad utilizzare il proprio giardino è la risposta più sbagliata.

I sistemi di disinfestazione automatizzata sono sempre più diffusi. Poco alla volta, ogni giorno, senza alcuna fatica, un impianto per disinfestazione automatizzata funziona in modo simile ad un impianto di irrigazione; l’acqua è mescolata con il prodotto contro le zanzare, il tutto viene erogato attraverso speciali ugelli nei punti strategici del giardino. Ogni giorno, o più volte al giorno, la macchina fa tutto da sola, tenendo lontane zanzare ed altri insetti fastidiosi. Con un impianto ben progettato, anche le implicazioni ambientali positive possono essere notevoli.

A questo punto la disinfestazione diventa un ricordo. Alla manutenzione della macchina potrà pensare il padrone di casa: solo due volte l’anno, per arire e chiudere l’impianto. A tutto il resto pensa la macchina da sola. I trattamenti così programmati, ogni giorno, per pochi minuti al giorno, si riveleranno meno costosi e molto più efficaci.

INSETTI? GIA’ IN TAVOLA!

Il recente dibattito pubblico ha rivolto l’attenzione agli insetti come cibo. La normativa italiana si sta adeguando a quanto previsto a livello europeo, ammettendo un ristrettissimo numero di farine prodotte a partire da artropodi appositamente allevati.

Ma chi presto assaggerà queste farine è davvero certo che sia la prima volta? Gli insetti frequentano le nostre tavole da molti anni, forse da sempre.

Si è tirata in ballo la nostra tradizione alimentare, che si vorrebbe basata su ingredienti visti come sani, e più nobili degli insetti. Un alimento considerato storico è proprio a base di insetti: “su casu martzu”, formaggio tipico sardo, è popolato da vermi, che altro non sono se non larve di un insetto: la mosca casearia Piophila casei; simili declinazioni casearie, meno celebri, si riscontrano qua e là in tutta la penisola. Dal 2004, il “Pacchetto Igiene” europeo ne ha legalmente impedita la produzione ed il consumo, anche se le legittime resistenze locali ne fanno ancora oggi un prodotto tollerato, per il quale si sta lavorando ad una completa riabilitazione formale.

Altri insetti da tempo presenti nella nostra dieta sono le cocciniglie, Dactylopius coccus e simili, che allevate appositamente e finemente triturate, producono il colorante carminio. La cocciniglia è sempre stata consentita, con l’unica prescrizione di essere indicata in etichetta come “colorante E120”. Molte bevande hanno tratto, almeno in passato, il loro colore da questo insetto: l’alchermes, il vermuth rosso, innanzitutto, ma anche il Campari fino al 2006; da alcuni anni molti produttori optano per coloranti di diversa origine, compatibili con la dieta vegetariana. Resistono sugli scaffali dei supermercati numerosi succhi di frutta e yogurt di colore rosso, con le cocciniglie, nominate E120, in etichetta.

Fin qui, casi limitati e circoscrivibili. Ma il pane e la pasta? Anche loro contengono insetti, da sempre. Qui la normativa si fa elastica, e più delle leggi contano le interpretazioni giurisprudenziali. In estrema sintesi, se è vero che le norme impongono la massima attenzione all’igiene e salubrità dell’alimento, si accetta che quando si lavorano su larga scala farine o altri alimenti, un ristrettissimo quantitativo di insetti finisca dentro ai mulini, o alle altre macchine operatrici. Per prassi si tollera un numero tra i 20 e i 50 frammenti di insetto per 50 grammi di prodotto. Si deve trattare di frammenti, non di insetti interi, che denoterebbero una colonizzazione della farina successiva alla sua macinatura. Tali frammenti sono minuscoli, riscontrabili al microscopio con un’analisi chiamata “filth test”. L’alimento che normalmente dà i risultati più alti in termini di insetti presenti al filth test sono, per la loro struttura originale, i funghi secchi. Ma il filth test non dà mai risultati pari a zero per molti altri alimenti. Nessuna farina è esente da frammenti di insetti: in qualunque panino, o piatto di pastasciutta, è sicuramente riscontrabile un quantitativo, pur minimo, di insetti.

E’ PROPRIO NECESSARIO FARGLI DEL MALE?

Ecco la domanda chiave. Ogni volta che raccontiamo a qualcuno qual è il nostro lavoro, a qualcuno che non sa nulla del nostro settore, appena scopre che siamo disinfestatori, la risposta è questa. È proprio necessario ucciderli questi poveri animali? Certo, scarafaggi e topi sono brutte bestiacce, ma ucciderli…

Si tratta di una domanda ingenua, certo, ma non occorre ricordare che più sono semplici, le domande, più sono importanti. Ogni giorno, nel nostro mestiere, diamo per scontato che topi e scarafaggi vanno uccisi.

È inutile elencare i mille buoni motivi per cui non si può affatto convivere con questi animali, anzi, con questi infestanti. La repulsione che proviamo alla loro vista è atavica, è entrata nella nostra coscienza collettiva dopo che per millenni essi ci hanno conteso il cibo e la tana. Non è da ieri infatti che determinati animali sono considerati nostri nemici. Dal primo giorno che l’uomo ha accantonato del cibo per la cena di domani, scarafaggi e ratti hanno iniziato a contendergli le riserve, riuscendo talvolta a rovinarle. Lo stesso è accaduto con i nostri rifugi, nei quali si sono sempre insediati volentieri anche i ragni, altro animale per il quale molti di noi hanno un’istintiva repulsione. È ormai scritto nei nostri geni; si può ben dire che la natura ci ha fatti rivali.

Oggi però la nostra cultura si è evoluta. Il nostro rapporto con le altre forme di vita è per certi versi più ingenuo rispetto qualche generazione fa, per altri versi più complesso.

Ci siamo staccati, noi figli dell’era industriale, dagli animali e dalla natura in genere, e ora dobbiamo impegnarci a riscrivere il nostro rapporto con essa. Per i nostri avi, animali e piante erano oggetti utili: alcuni di essi erano amici, altri nemici, altri semplicemente indifferenti. Esistevano le piante officinali, da utilizzare in farmacia, le piante e i funghi velenosi, da eliminare, le piante di cui nutrirsi, quelle per fare legna, o tessuti, e poco altro. Nessuno certo, fino a due secoli fa, si era preoccupato di classificare le primule endemiche delle alpi, poiché semplicemente non interessavano.

Ugualmente gli animali potevano essere amici dell’uomo, il cane o il gatto per differenti ragioni, o nutrimento, come animali da cortile o cacciagione o pescagione. Poi c’erano animali da combattere, perché nostri rivali: i lupi, che minacciavano le attività di allevamento; le cavallette, responsabili di devastazioni sulle colture; nemici che sono diventati archetipi, o modi di dire.

C’erano decisamente poche domande da porsi. Valeva la pena di combattere i lupi? Certo che sì, e qualunque mezzo era lecito. Purtroppo, aggiungiamo noi con la cultura di oggi.

L’inimicizia verso gli infestanti ha quindi una lunghissima storia alle spalle, è antica quanto la nostra cultura. Oggi però qualcuno di noi la elabora, secondo schemi diversi.

Seguendo un metodo puramente utilitaristico, sulle orme di quanto pensavano i nostri nonni, piante animali batteri, ogni essere vivente, possono tuttora essere visti semplicemente come utili, inutili o dannosi. È l’opinione di molti, credo della maggioranza di noi. Pochi si opporrebbero allo sterminio totale del virus del morbillo. Questo allorché è dimostrato che questo essere vivente, il virus del morbillo, altro non fa che mettere in pericolo la nostra esistenza. Spingendoci un gradino più in là, non sono molti di meno, quelli di noi che si opporrebbero alla morte di tutte le zanzare. Anche se un ecologo ci potrebbe insegnare che il loro ruolo non è soltanto pungerci, ma dare nutrimento: in fase larvale a parecchi animali acquatici e in fase adulta a pipistrelli ed uccelli.

Sapendo che questo è il danno, abbiamo ancora il diritto di decretare la morte di tutte le zanzare? Ad un recente corso, il cui argomento era la protezione della biodiversità, nel test finale dopo sei giornate di incontri, a tutti ho chiesto se l’uomo con le sue azioni aumenta o diminuisce la biodiversità, e se questo sia o non sia un problema. Ancora una volta, domande che sembrano banali, ma che hanno trovato risposte per me sorprendenti. Non è un caso isolato quello di chi mi ha risposto che è buona cosa che l’uomo diminuisca la biodiversità laddove ci sono ad esempio insetti dannosi, e la aumenti dove invece ci sono esseri viventi utili, quali i funghi dai quali estraiamo antibiotici. Magari fossimo così razionali ed onnipotenti, ho commentato tra me e me leggendo questa risposta.

La verità è che sappiamo davvero poco. Sappiamo soltanto che la natura è così complessa, con una serie praticamente infinita di interconnessioni, tali che ogni nostra azione, la si ritenga buona o cattiva, ha sicuramente effetti che non sappiamo calcolare. Per giunta, spesso non sappiamo neppure all’inizio cosa è utile o inutile a noi in natura, ma questo è un altro discorso ancora.

La soluzione ad un problema così complesso può essere semplicissima: paura di far danni? Meglio non fare nulla.

Dei miei conoscenti sono stati di recente ospiti di una famiglia di Amsterdam: bella casetta nel centro storico, molto suggestiva. Tutto perfetto tranne un piccolo particolare: topolini che girano liberamente per la cucina alla ricerca degli avanzi. Sembrerebbe che la ben nota tolleranza di quella città si sia estesa anche a questi sgraditi ospiti. È certamente una storia gonfiata, ma ci dovrebbe aprire gli occhi sul fatto che nulla è scontato. Neppure l’idea di combattere i topi e scacciarli dalle nostre case.

Torneremo in futuro sull’argomento, ma dobbiamo considerare che l’idea degli esseri viventi visti come nostri strumenti di benessere o malessere non è universale. Non tutti hanno la bibbia come fondamento della loro cultura, ed il nostro compito di “dominare sui pesci sul bestiame e su tutte gli animali selvatici” non è accettato da tutti.

Torniamo ora alla domanda iniziale. C’è chi i topolini li trova così belli da addirittura allevarli come animali da compagnia. Qualcuno ne ha fatto il più popolare protagonista dei cartoni animati. Accennavamo prima alla nostra ingenuità nei confronti della natura: sette miliardi o quasi di esseri umani conoscono il topolino antropomorfo dei cartoni, quanti hanno invece mai visto da vicino un topo vero in carne ed ossa? E noi che li combattiamo? Siamo forse esseri primitivi, o senza cuore?

La risposta non è univoca. Ci sono leggi e regolamenti, sia a livello europeo che statale, che impongono determinati standard igienici, e di conseguenza decretano come sia necessario l’allontanamento di alcune specie infestanti, o la distruzione di altre specie, considerate flagelli potenzialmente pericolosi. Flagelli come il punteruolo rosso delle palme andrebbero distrutti, se solo ne fossimo in grado. Topi e scarafaggi vanno allontanati.

Nessuno si permette di pensare che entrando in un ristorante sarebbe accettabile notare dei ratti che scorrazzano in cucina. Ma anche nelle case private: se qualcuno volesse tollerare gli scarafaggi, metterebbe in pericolo la propria salute e quella dei suoi vicini, esponendoli a un forte rischio di infestazione proveniente dal suo appartamento, il che non è tollerabile.

Il disinfestatore in tutti questi casi deve assolutamente intervenire. E nel suo intervento, il disinfestatore ha un ben preciso ordine di priorità: in primo luogo si propone l’allontanamento dell’infestante, in secondo luogo si impone l’utilizzo di metodi il meno possibile violenti e distruttivi. Abbiamo a disposizione veleni e metodi di dissuasione. I primi portano alla morte di topi e scarafaggi, con i secondi possiamo evitare che nuove infestazioni in futuro si ripropongano nello stesso luogo.

A chi ci obbietta che forse anche questi animali non meritano di morire dobbiamo però prestare il dovuto ascolto. La loro preoccupazione talvolta è legittima, e noi disinfestatori dovremmo rimproverarci di non essercela posta per primi.

In questi casi è necessario il dialogo col cliente. Voglio che lei mi elimini le formiche dal giardino, passeggiavo ieri nel prato e lei non sa quanti formicai ci sono. È davvero un problema, questo? Decisamente no. Ecco un caso, banale ma frequente, nel quale ci si deve dire no, questi animali non devono essere oggetto di disinfestazione. Con un dialogo franco, il cliente deve essere persuaso a non intervenire. Sarà possibile, e in molti casi utile, agire con pratiche di dissuasione, impedendo a queste formiche di trovare ad esempio la via di casa, dove potrebbero formare colonie all’interno dei muri, o depredare i cibi della nostra cucina. Ma nel prato no, lì non abbiamo il dovere, né il diritto, di intervenire.

Eliminare certuni infestanti, allontanarne altri, essere saggi e indifferenti con altri ancora. Questa la complessa soluzione ad una domanda che sembrava ingenua.

PRONTO PRO CI INTERVISTA

È online da poche ore la nostra intervista sul blog di ProntoPro, la piattaforma presente in tutta Italia che permette, gratuitamente ed entro poche ore, di ricevere preventivi da professionisti come noi.

Ecco qui il testo completo dell’intervista oppure segui il link su ProntoPro. 

“Prevenire è meglio che disinfestare

Oggi abbiamo intervistato Adriano Castiglioni,che ci ha raccontato cosa sia meglio prevenire nel settore disinfestazioni.

Parlaci un po’ di questa attività. Come è nata?
La ditta Disinfesta è attiva da pochi anni. È nata con l’intento di fornire servizi di alta qualità, stando sempre attenti ad allineare i propri prezzi ai più bassi sul mercato. Questo ci ha dato la possibilità di soddisfare i nostri clienti professionali (aziende ed amministratori di condominio) e di raggiungere un numero sempre più cospicuo di clienti privati, in particolare proprietari di giardini interessati alla disinfestazione contro le zanzare. 

Quali sono i servizi più richiesti?
Oltre alle zanzare, che ci richiedono un grande impegno nella bella stagione, tra aprile e ottobre, gli infestanti per i quali siamo chiamati più spesso durante tutto l’anno sono topi, ratti e scarafaggi. Esistono poi decine di altri insetti, che possono dar vita, in taluni momenti dell’anno, a veri e propri boom. Un insetto poco noto, ma pericolosissimo, è la cimice dei letti. Complice l’incremento dei viaggi aerei intercontinentali, è stata reintrodotta in Italia dopo essere scomparsa decenni fa; i clienti che ci chiamano per problemi legati alla cimice dei letti sono in continuo aumento, e la poca conoscenza che le persone hanno di questo parassita ci preoccupa.

Ci sono dei metodi per prevenire infestazioni di ratti e insetti?
La prevenzione è importantissima. Con i nostri clienti professionali, ad esempio baristi o ristoratori, la soluzione è il dialogo continuo, per individuare insieme ogni eventuale pericolo, sia esso un difetto strutturale come una fessura sotto una porta, o un’abitudine scorretta, come una gestione sbagliata dell’immondizia. Ai clienti privati consigliamo di cercare sempre il consiglio di un esperto. Di fronte a taluni infestanti è necessario e più economico intervenire in fretta, in molti casi invece, siamo noi professionisti a sconsigliare l’intervento, se non è necessario.

Ringraziamo Adriano Castiglioni per l’intervista rilasciataci.”

 

È importante sottolineare sempre che una buona disinfestazione parte sempre dalla prevenzione, e prima ancora dalla conoscenza del problema. Per questo Disinfesta è sempre accanto ai propri clienti, per analizzare il problema, consigliare se intervenire e, ove necessario, passare all’azione.

CIMICI DEI LETTI, ANCHE LORO ATTENDONO L’EXPO

Mancano poche settimane all’inizio di Expo 2015, l’evento che porterà nel nostro territorio milioni di turisti provenienti da tutto il mondo. Tra gli insetti infestanti più legati ai viaggi internazionali, il primato spetta sicuramente alla cimice dei letti. Non a caso questo fastidiosissimo parassita si riscontra più facilmente in due ambiti differenti tra loro: ambienti di alto degrado, come campi di accoglienza o campi nomadi, ed alberghi a clientela internazionale, caratterizzati anch’essi da frequente ricambio di ospiti. 

Non è quindi esagerato affermare che anche la cimice dei letti sta attendendo Expo 2015 per diventare un problema serio e consolidato, anche nella nostra regione. In grandi metropoli come New York, questo è già capitato da una decina di anni. 

Quali provvedimenti adottare?

  • Vigilanza continua, ispezionando con cura soprattutto materassi e cuscini; sottovalutare i primi segnali in una camera significa permettere all’animale di diffondersi in maniera incontrollata. Scrivi a DISinFESTA per conoscere il nostro programma di monitoraggio.

  • Non solo i grandi alberghi vengono presi di mira: anche letti, e case in affitto per brevi periodi (per esempio noleggiate tramite piattaforme online); case private abitate da persone che viaggiano molto.

  • Attenzione a mobili e suppellettili acquistati usati: sono possibili fonti di infestazioni.
  • Disinfestazione pronta e finalizzata ad eradicare il problema. A tal proposito, i numerosi metodi “biologici” messi a punto negli ultimi anni sono efficaci nell’immediato, e per giunta fanno a meno di insetticidi, purtroppo però non offrono alcuna copertura nei giorni a venire, permettendo alle uova presenti di schiudersi e reinfestare gli ambienti in modo incontrollato.