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EMERGENZA CORONA VIRUS #9 – SANIFICAZIONE IN ABITAZIONI PRIVATE

COVID19 #9 – Aumenta il numero di persone che ci contattano, intenzionate ad effettuare una sanificazione della propria casa. Siamo molto disponibili a fare due chiacchiere con tutti: sono giorni nei quali le informazioni tecniche disponibili sui media tradizionali non sono sempre concordi, e le scelte di ogni persona devono essere dettate, oltre che da leggi e decreti in continuo aggiornamento, anche dal buonsenso.

Noi non consigliamo, se non in casi rarissimi, di procedere a sanificazioni professionali degli ambienti di casa. Se tra le persone conviventi dovesse esserci qualcuno in grado di infettare altri, non è certo con una disinfezione una tantum che si supererebbero i problemi. Anche a chi pensava ad una sanificazione della propria abitazione dopo un ricovero ospedaliero, abbiamo dato lo stesso consiglio.

Abbiamo effettuato interventi solo in case abitate da persone poi ricoverate, intesi come primo passo delle operazioni per la completa sanificazione degli ambienti.

EMERGENZA CORONA VIRUS #8

COVID19 #8 – È stata aggiornata nella serata di ieri la lista delle attività economiche autorizzate

https://www.mise.gov.it/index.php/it/per-i-media/notizie/it/198-notizie-stampa/2040912-modifiche-al-decreto-del-presidente-del-consiglio-dei-ministri-22-marzo-2020]

DISinFESTA è autorizzata a proseguire regolarmente la sua attività. Chiediamo tuttavia ai nostri clienti di ridurre le richieste ai soli casi di emergenza improrogabile, per qualunque animale si tratti, in modo da contribuire il più possibile all’isolamento sociale che si sta rivelando la nostra vera “arma segreta” contro il Covid19.

EMERGENZA CORONA VIRUS #7

COVID19 #7 – È stata pubblicata nella serata di ieri l’attesa lista delle attività economiche autorizzate

http://www.governo.it/it/articolo/coronavirus-firmato-il-dpcm-22-marzo-2020/14363]

a proseguire la loro attività fino, per ora, al 3 aprile. DISinFESTA prosegue la sua attività, con particolare impegno nelle operazioni di disinfezione e sanificazione volte a combattere l’emergenza sanitaria in corso.

EMERGENZA CORONA VIRUS #6

COVID19 #6 – Ringraziamo l’Associazione Nazionale dei Disinfestatori professionali, alla quale rimandiamo, per le delucidazioni ottenute dall’Istituto Superiore di Sanità riguardo alle disinfezioni all’aperto, su strade, marciapiedi e parchi.

https://www.disinfestazione.org/chiarimenti-specifiche-servizi-disinfezione-strade-luoghi-aperti 

Le parole dell’ISS sono molto chiare: il rischio di infezione rappresentato da una carica virale presente sull’asfalto è insignificante. Altrettanto scarsa è quindi l’opportunità di disinfettare quelle superfici, mentre al contrario sono certamente alte, sebbene insondabili a priori, le probabilità di arrecare un grave danno ambientale.

EMERGENZA CORONA VIRUS #5 – SANIFICAZIONE AMBIENTI DI LAVORO

COVID19 #5 – Stiamo procedendo alla disinfezione in ambienti di lavoro, frequentati tuttora da molte persone ogni giorno. Ricordiamo ai nostri clienti che anche queste operazioni fruiscono dello sgravio fiscale previsto dal Decreto “Cura Italia”.

https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2020/03/17/20G00034/sg]

EMERGENZA CORONA VIRUS #4

Anche in questi giorni DISinFESTA prosegue la sua attività. Siamo concentrati nel risolvere le emergenze, prime tra tutte le disinfezioni e le sanificazioni legate al coronavirus, con prodotti e macchinari specialistici. Anche per un consiglio su come muoversi alla luce delle più recenti disposizioni, oppure per un aiuto nelle operazioni richieste, contattateci ai numeri consueti: 02 9899 7054 – 320 899 2207 – info@disinfesta.net

EMERGENZA CORONA VIRUS #3

COVID19 #3 – Per l’emergenza sanitaria in corso, gli Istituti scolastici sono stati tra i primi a chiudere per precauzione. Nell’attesa di una riapertura che potrebbe realizzarsi a giorni, molti responsabili della gestione delle scuole ci hanno già contattati, preoccupati di sanificare gli ambienti di lavoro e di studio. Il timore è, al rientro, di esporre i ragazzi ai rischi di una convivenza in aule in scarse condizioni di igiene, e di vanificare così lo sforzo dei giorni di chiusura.

 

EMERGENZA CORONA VIRUS #2

COVID19 #2 – Leggiamo con attenzione le indicazioni del Ministero della Salute riguardo al Covid 19.

http://www.trovanorme.salute.gov.it/norme/renderNormsanPdfanno=2020&codLeg=73195&parte=1%20&serie=null

A pag. 6 c’è il paragrafo di nostro maggiore interesse: “Pulizia di ambienti non sanitari”;
Si consiglia la massima attenzione alla pulizia (= detersivo) e successiva disinfezione (= alcol o candeggina o qualunque altro disinfettante già in uso) delle superfici: particolare riguardo secondo noi va dato alle superfici che si toccano più spesso ma che si lavano meno, o addirittura mai: pulsanti (della luce, degli ascensori, degli scarichi in bagno, tastiere dei pc); porte, e soprattutto le maniglie delle porte e delle finestre; corrimano; mouse dei pc.

 

EMERGENZA CORONA VIRUS

COVID19 – A poche ore dalle allarmanti notizie che ci giungono dai focolai degli 11 Comuni del Lodigiano (“zona rossa di Codogno e Casalpusterlengo”) e da Vo’ Euganeo (PD), la Direzione Generale per la Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute ha aggiornato le proprie linee guida per la gestione del Coronavirus

http://www.trovanorme.salute.gov.it/norme/renderNormsanPdfanno=2020&codLeg=73195&parte=1%20&serie=null

 

RIVALITÀ ATAVICHE

Giorni fa mi trovavo a bonificare un vecchio pagliaio. In poche ore ho visto decine, forse centinaia di grossi ragni fuggire dappertutto, ogni qual volta venivano sorpresi nei loro rifugi. Era una consistente colonia di Tegenaria domestica; ragni molto comuni, tra quelli che si trovano nel Nord Italia la specie di maggiore taglia, quando ero bambino erano il mio incubo: entravano in casa ai primi freddi, prevenienti da una siepe dove si annidavano in quantità. Avevo terrore dei ragni, e le Tegenaria erano il ragno per eccellenza, quello di fronte al quale l’unica opzione era scappare.

Sono poche le persone che non hanno paura di nessun animale, anche di uno solo. Mi è capitato di vedere un macellaio scappare di fronte alla sagoma di un topolino morto dentro un capanno attrezzi in giardino; ho esperienza anche di un intero ufficio sgomberato in pochi istanti di fronte alla “minaccia” dei millepiedi sotto al pavimento galleggiante. Fino a pochi decenni fa, ma da qualcuno ancora oggi, certe fobie erano viste come qualcosa di tipicamente femminile. Esiste ancora il cliché della signora in piedi sulla sedia col topolino che gira libero per casa. Tuttavia non crediamo che gli uomini siano davvero meno soggetti a questo genere di paure; riteniamo invece che le nascondano con più tenacia, forzati da un retaggio culturale.

Ma da dove derivano queste paure? Le abbiamo dentro fin dalla nascita? O le apprendiamo in qualche modo? Per comprendere quale sia il meccanismo che ha innescato le fobie degli animali possiamo iniziare pensando a quali siano quelli generalmente più temuti. Topi e ratti sono l’incubo di moltissime persone; ma ancora di più, quasi nessuno ne tollera la vista o il contatto. Ed è molto strano, se ci si ferma a pensare un attimo che sono anche bestioline con un bel musino intelligente e furbo, un musino che ha ispirato il fumetto di maggior successo mondiale. Eppure un topo in casa è visto da chiunque come un nemico da sconfiggere assolutamente e al più presto. Anche i serpenti hanno una pessima nomea, e nella nostra cultura sono stati il simbolo stesso del maligno. Tra i vertebrati, infine, i pipistrelli sono piuttosto mal visti. Inutile sostenere razionalmente che si tratta di animali utilissimi e già gravemente minacciati dall’azione diretta o indiretta dell’uomo. Soprattutto in luoghi chiusi, i pipistrelli possono creare a qualcuno delle vere e proprie crisi di panico. C’è chi li vede come dei topi con le ali, e c’è anche chi ancora è convinto che possano impigliarsi accidentalmente nei capelli creando nodi indissolubili; è una leggenda metropolitana, ma sebbene nessuno abbia mai avuto un’esperienza diretta di un pipistrello legato ai capelli, molti si ostinano a considerarlo una minaccia concreta.

Gli animali più piccoli sono quelli che generano paradossalmente le paure maggiori. C’è chi ha paura degli insetti in genere, spesso solo a causa di una scarsa consuetudine, vivendo in città o in case ben sigillate dove i contatti con qualunque animale siano solo sporadici.

Tra gli artropodi il nemico pubblico numero uno è probabilmente lo scarafaggio. Più che temuto, è disprezzato: alla vista di una blatta, la maggior parte di noi reagisce ritraendosi. Sono pochissimi coloro i quali non avrebbero problemi a tenerne in mano una, al di là delle implicazioni igieniche che questo comporterebbe. È un insetto visto come simbolo e portatore di sporcizia: un luogo frequentato da scarafaggi è automaticamente considerato sporco.

Molto simile è la repulsione che abbiamo per i ragni: un’avversione tanto diffusa, non solo presso lo scrivente, che la parola aracnofobia è ben nota a tutti. Anche i ragni, e come in una sineddoche perfino le loro ragnatele, sono visti in un ambiente chiuso come simbolo di degrado.

Le larve apode di qualunque insetto, e per eccellenza quella della mosca, sono viste da molti con ripugnanza, una reazione che dovrebbe ritenersi giustificata solo quando questi animaletti infestino del cibo, e questo vada quindi eliminato.

Tra gli altri artropodi ci sono altri gruppi che vengono visti da qualcuno come nemici assoluti, per motivi più irrazionali che razionali. Api vespe e calabroni meriterebbero di essere evitate solo da chi ne può temere uno shock anafilattico. Lo stesso ragionamento può valere per gli scorpioni, con i quali è per giunta piuttosto difficile venire in contatto. Del tutto irrazionale, ma non rarissima, è la repulsione verso le cimici, e più in generale verso tutti i grossi insetti volatori, coleotteri soprattutto, che con un volo impacciato o rumoroso possono forse dare l’idea di essere minacciosi.

Nel cercare di risalire all’origine di queste paure, scopriamo quindi che esiste sempre una motivazione razionale, ma questa non è mai solidissima. Ad esempio è del tutto razionale temere il morso di una vipera, doloroso  e potenzialmente letale; è comprensibile che per assimilazione si arrivi al ribrezzo per tutti i serpenti, anche se innocui. Altrettanto spiegabile è la paura per gli insetti che pungono; paura talmente generalizzata nel mondo animale, da aver permesso la selezione di numerose specie “scroccone”, che sono in realtà del tutto inermi ma che adottano una livrea giallo-nera per incutere timore.

Blatte, topi, pipistrelli e ragni, invece cosa ci potrebbero fare di male? Tra le righe abbiamo già accennato ad un motivo plausibile che ci potrebbe aver spinto ad evitare, e in un secondo modo a combattere, gli scarafaggi, ovverossia l’igiene che essi compromettono. Identica valutazione può essere fatta per i topi.

La causa principale dell’avversione di alcuni di noi, è che questi animali sono visti come degli invasori, che compromettono l’abitabilità dei nostri rifugi. Da quando abbiamo cercato un riparo, o ce lo siamo costruito, molti degli animali dei quali oggi abbiamo più ribrezzo, si sono introdotti con noi in questo riparo, o hanno tentato di farlo. Non a caso abbiamo già sottolineato come l’avversione per scarafaggi, topi, pipistrelli e ragni sia ben maggiore quando li avvistiamo in ambienti chiusi. L’impressione di degrado e di abbandono che provoca una ragnatela è enormemente maggiore all’interno di un locale anziché fuori in giardino. Lo stesso vale per il volo di un pipistrello, o per la vista di un piccolo topo.

C’è quindi una solida radice atavica nella rivalità con alcuni gruppi animali, i quali allorché invadono i nostri spazi vengono percepiti come infestanti. Non è difficile immaginare con quale difficoltà i nostri antenati si siano trovati a combattere con la presenza di insetti che potevano provocare punture, o insozzare gli ambienti e le derrate. La loro dovette essere una battaglia quotidiana, mai volta alla definitiva risoluzione del problema, ma piuttosto ad un suo tamponamento. La compresenza continua, e la conseguente lotta dei nostri progenitori, ha creato un’inimicizia dura a morire; tanto che oggi anche chi non ha mai visto una blatta, trovandosela di fronte ne avrebbe quasi certamente schifo. L’avversione per uno scarafaggio o per un topo, non sono quindi innate, ma un retaggio culturale di secoli o millenni di lotta.